Mio padre voleva chiamarmi Libero

Da giovedi 8 novembre a domenica 18  novembre 2007
Palazzina SIVA di Settimo Torinese

Il Comune di Settimo Torinese e Assemblea Teatro presentano

Mio padre voleva chiamarmi Libero

dedicato a  La chiave a stella di Primo Levi
un progetto di
Gianni Bissaca e Roberto Tarasco
con Gianni Bissaca e Fabrizio Pagella
regia Paola Zecca
una produzione Assemlea Teatro

«Questa è un po’ la mia opera prima: quando ho scritto gli altri libri, avevo un’altra professione, facevo il chimico. Ma da un anno e mezzo scrivo soltanto. La chiave a stella è il mio primo lavoro professionale».

La Chiave a Stella è quello che Primo Levi definisce «il primo romanzo professionale della sua vita». Poco importava se era il 1978 e se prima venivano anni di letteratura, centinaia di pagine scritte e ben 9 libri. Prima, Primo Levi era stato un chimico che ogni giorno si recava alla fabbrica SIVA e amava ricordare che «mai sottrasse un’ora al proprio lavoro per lo scrivere».
Solo in pensione, l’inchiostro viene usato per celebrare il grande amore della vita:
il lavoro.
Lo stesso Levi scriveva «… Se si escludono istanti prodigiosi […] che il destino ci può donare, amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra».

Per quaesto proprio tra le mura della SIVA si concentra la nuova produzione di Assemblea Teatro, un lavoro voluto e realizzato da Gianni Bissaca e dal Comune di Settimo Torinese, in collaborazione con il Museo Diffuso della Resistenza, uno spettacolo che celebra l’uomo, il chimico, il grande scrittore.

A scandire il tempo teatrale è il montatore Faussone, armato sempre della sua inseparabile chiave a stella, come una spada sempre ben legata alla cinta. Racconta di viaggi e straordinarie imprese lavorative al nuovo amico Levi durante una trasferta in Russia.
Sul palco parole tratte dai libri insieme a parole frutto di ricordi e di un intenso lavoro di recupero realizzato nella stessa fabbrica settimese. Solamente così si può tracciare il disegno di un uomo schivo, dalle radici forti e salde, come le sue idee.

Attraverso il mite Faussone si delinea un modo d’intendere la vita: il lavoro, se fatto bene e con amore, rende liberi, è attraverso il lavoro che infatti ci si può effettivamente realizzare. Libertino Faussone, che il padre in tempo di fascismo voleva chiamare Libero! – Ma nel ventennio non si poteva!
Così lui fin dal nome racconta chi è: padrone del proprio mestiere, libero di scegliere. Le avventure che narra all’amico Levi sono picaresche e straordinarie, sono momenti di vita vissuti intensamente, rispondendo all’assunto leviano per cui «tra i momenti più belli della propria vita ve ne sono sempre alcuni legati alla realizzazione sul lavoro».
Una considerazione, quella di Levi, controcorrente, giacchè fatta in anni in cui la società italiana si scagliava contro il lavoro, demonizzandolo, rendendolo un obbligo da assolvere malvolentieri. Levi, sicuro, mantiene dritta la barra e racconta un ideale di vita, una regola.

PRESSO LA PALAZZINA SIVA DI SETTIMO TORINESE
VIA LEINI’ XXX

giovedi 8 novembre ore 21
venerdi 9  novembre ore 21
sabato 10 novembre ore 21
domenica 11 novembre ore 16,30
giovedi 15 novembre ore 21
venerdi 16 novembre ore 21
sabato 17 novembre ore 21
domenica 18 novembre ore 16,30

INGRESSO 3,00 EURO

Info presso Assemblea Teatro 011 3042808 orari ufficio
e sul sito www.assembleateatro.com

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